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La Crisi Finanziaria del 2008: La Caduta delle Banche Americane
Luigi Russo

La crisi finanziaria del 2008 rimane uno dei capitoli più bui nella storia economica degli Stati Uniti d’America e non solo.

Ha segnato un periodo di turbolenza senza precedenti: ha scosso le fondamenta del sistema bancario americano e avuto ripercussioni in tutto il mondo.

Questo evento ha radici profonde e complesse, che vanno dalle pratiche speculative delle banche d’investimento all’eliminazione dei regolamenti del settore finanziario. 

Proveremo a comprendere le cause e le conseguenze di quella crisi, che ha avuto origine dalla bolla immobiliare degli Stati Uniti, alimentata da un eccessivo e irresponsabile finanziamento “subprime”.

Traduco: i finanziamenti (mutui) “subprime” hanno riguardato un tipo di finanziamento ipotecario concesso a persone che presentavano un grado di rischio più elevato rispetto ai mutuatari standard. Quel rischio poteva essere dovuto a diverse ragioni, tra cui un cattivo rating creditizio, un basso reddito, una o più storie creditizie fatte di inadempienze, pignoramenti, fallimenti e ritardi nei pagamenti, oppure una mancanza di documentazione finanziaria adeguata.

Quella tipologia di mutui era stata erogata con tassi di interesse più alti rispetto ai mutui tradizionali, tassi elevati che avrebbero compensato il rischio maggiore per la banca, e con condizioni più sfavorevoli come piani di rimborso più rigidi oppure come pesanti penali per i pagamenti in ritardo.

La politica di concessione di quel particolare tipo di mutui era molto diffusa negli Stati Uniti d’America durante il boom immobiliare degli anni 2000, poiché le banche cercavano di allargare il mercato ipotecario concedendo prestiti anche a mutuatari con scarsa solvibilità, e quindi più a rischio d’insolvenza. 

A un certo punto, però, moltissimi mutui “subprime” non risultavano più regolarmente pagati, e molte banche e istituzioni finanziarie si erano trovate ad affrontare perdite molto significative.

Si stava scatenando una catena di eventi che ha poi determinato il collasso di numerose banche, contribuendo alla crisi finanziaria globale.

Le conseguenze della crisi finanziaria del 2008 sono state devastanti sia per l’economia americana sia per quella globale. Numerose banche americane sono fallite o sono state salvate solo grazie all’intervento governativo. Tra le più colpite ricordiamo Lehman Brothers, Bear Stearns e Merrill Lynch. Questi fallimenti hanno scatenato il panico sui mercati finanziari e hanno provocato una profonda recessione economica.

Milioni di persone avevano perso i propri risparmi a causa delle perdite registrate dai mercati azionari e del quasi totale crollo del mercato immobiliare. Il tasso di disoccupazione era salito alle stelle, molte imprese avevano chiuso i battenti e parecchie famiglie persero le proprie case.

Per fronteggiare la crisi, il governo degli Stati Uniti d’America ha adottato una serie di misure straordinarie. La Federal Reserve, cioè la Banca Centrale responsabile della stabilità monetaria e finanziaria negli Stati Uniti d’America, ha ridotto i tassi di interesse fino quasi allo zero, e ha avviato un programma di stimolo monetario per immettere liquidità nel sistema finanziario.

Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari per sostenere le banche americane in difficoltà e prevenire il collasso dell’intero sistema bancario. 

Inoltre, sono stati introdotti nuovi regolamenti finanziari per aumentare la trasparenza e ridurre il rischio nel sistema bancario.

La crisi finanziaria del 2008 ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva, aprendo gli occhi su molte delle debolezze e delle inefficienze del sistema finanziario, e ha evidenziato l’importanza e l’urgente necessità di una efficace regolamentazione e della supervisione del settore bancario per prevenire il verificarsi di crisi simili in futuro.

Ancora, ha sottolineato l’importanza della responsabilità e dell’etica nel mondo degli affari. Le pratiche speculative e irresponsabili delle banche d’investimento hanno contribuito in modo significativo allo scoppio della crisi, mettendo in luce la necessità di una maggiore vigilanza e di norme più rigorose per evitare abusi finanziari.

La crisi delle banche americane ha messo in evidenza la necessità critica di un’adeguata e solida educazione finanziaria, che avrebbe potuto contribuire a prevenirne o ridurne gli effetti.

Esempi:

  • una migliore comprensione dei rischi associati ai mutui “subprime” avrebbe potuto sconsigliare molte persone dall’accettare finanziamenti ipotecari che non potevano permettersi, o che comportavano condizioni troppo sfavorevoli;
  • una maggiore consapevolezza delle pratiche bancarie e finanziarie avrebbe potuto portare a una migliore vigilanza e a una scelta più oculata di istituti finanziari più solidi e affidabili.

Dopo la crisi del 2008 c’è stata un’impennata dell’interesse per l’educazione finanziaria, sia a livello individuale che istituzionale. Molte scuole, alcune istituzioni finanziarie e organizzazioni senza scopo di lucro hanno intensificato gli sforzi per fornire programmi educativi che spieghino e insegnino le competenze finanziarie fondamentali, come la gestione del budget, il risparmio, gli investimenti e la comprensione dei rischi finanziari.

Una popolazione finanziariamente istruita è in grado di riconoscere e affrontare meglio i rischi finanziari, proteggendo i propri risparmi e contribuendo alla stabilità economica a livello nazionale e globale. 

Un’adeguata educazione finanziaria è cruciale per la costruzione di una società finanziariamente migliore e capace di far fronte allo stress e alle avversità.

L’obiettivo dell’educazione finanziaria, lo ripetiamo per l’ennesima volta e non ci stancheremo mai di farlo, è quello di dotare le persone delle conoscenze e delle competenze necessarie per prendere decisioni finanziarie informate e responsabili, proteggendo così se stesse e l’economia nel suo complesso, da crisi future.