Qualche settimana fa ho avuto un privilegio.
Ho avuto il privilegio di entrare in una scuola professionale con l’opportunità di portare educazione finanziaria a 80 ragazze di età dai 16 ai 20 anni.
Prima di iniziare questo breve percorso con queste ragazze non sapevo a cosa sarei andato incontro.
Si parla spesso di Educazione Finanziaria nelle scuole.
Si sa, l’Italia ha bisogno di alfabetizzazione in tal senso.
Ma…
Non pensavo ne avesse così tanto bisogno.
Lo scenario che mi sono ritrovato di fronte è allarmante.
Quelle 80 ragazze hanno voglia di capire cosa succede nel momento in cui entreranno nel mondo del lavoro.
Hanno capito che quello che genitori, tv e sociale le “insegnano” non è sufficiente perché dettato da dinamiche che non corrispondono a quelle della vita reale.
Mi sono ritrovato di fronte delle future imprenditrici che non sanno che cos’è un conto corrente, che non sanno il significato di TFR, che confondono le carte bancomat con le carte di credito.
E questo alla lunga può creare danni.
Può fare male a loro e alla società in cui vivono.
Si perché per migliorare il tessuto sociale ognuno deve contribuire con una piccola azione.
E l’alfabetizzazione finanziaria può sembrare una piccola azione, ma quello che queste ragazze si sono portate a casa dal ciclo fatto insieme è che devono porsi delle domande.
Devono studiare e capire il mondo che gli sta intorno.
Perché proprio questo fa l’Educazione Finanziaria.
Ti dà gli strumenti per porti delle domande. Ti dà gli strumenti per capire se ciò che ti viene detto dagli operatori economici può essere buono anche per te.
E quindi sì. L’Educazione Finanziaria va portata nelle scuole.
L’Educazione Finanziaria deve entrare nelle scuole in forma indipendente. Con il solo fine di migliorare il tessuto sociale ed economico italiano.
Difficile?
Certo, ma cosa c’è di facile in questo mondo.
Una cara persona un giorno mi ha riportato questa frase:
“La vita è questa. Niente è facile e nulla è impossibile.”
Per migliorare la nostra cara Italia si deve fare fatica. E si deve partire dal nostro presente: i nostri ragazzi.