La Pensione è un problema con cui, prima o dopo, tutti dovremo confrontarci.
Hai letto bene, ho usato la parola “problema” e nel corso di questo articolo ti spiegherò il perché di questa affermazione. Prima di farlo però, dobbiamo fare un passo indietro e capire come funziona il sistema delle Pensioni in Italia e di perché forse avrai sentito parlare del possibile collasso dell’INPS.
Il sistema a ripartizione delle Pensioni in Italia
In Italia dal 1969 esiste un vero e proprio “patto generazionale” tra chi è già andato in pensione, o ci andrà a breve, e chi invece dovrà ancora lavorare per parecchi anni.
La regola è molto semplice: chi lavora oggi e versa i contributi paga la pensione a chi è andato in pensione ieri.
E questo giochetto ha funzionato per parecchi anni, non fosse altro che dagli anni “90 qualcosa ha iniziato a scricchiolare e si sono susseguite varie Riforme per aumentare sempre di più l’età della pensione, ma questo lo vedremo dopo.
Qual è il problema di questo sistema a ripartizione? Perché mai l’INPS dovrebbe avere problemi tanto da rischiare il collasso?
Il problema è che il sistema a ripartizione è basato su una semplice condizione, ovvero quella che i nuovi lavoratori versino i contributi che vengono trasformati nelle pensioni di chi ha già smesso di lavorare. Nel momento in cui, come in questi trent’anni, i pensionati diventano sempre di più perché aumenta l’aspettativa di vita delle persone mentre diminuiscono i lavoratori, il sistema traballa. Facile da comprendere oggi, forse meno facile da prevedere negli anni “60, sicuramente ampiamente prevedibile negli anni “90 con le prime riforme.
Fino agli anni 90 infatti alcune categorie di lavoratori potevano andare in pensione dopo solo 5 anni di lavoro. 5 ANNI DI LAVORO hai letto bene. Situazioni come questa o simili a questa hanno contribuito a creare dei problemi economici nelle casse dell’INPS. Problemi economici che dagli anni “90 al 2012 hanno poi portato inesorabilmente alla riforma Monti-Fornero tanto odiata dai lavoratori.
Come e perché il calo demografico e la disoccupazione influiscono?
In un sistema a ripartizione dove chi lavora paga la pensione a chi ha già smesso di lavorare non devono mai mancare 2 cose:
- i lavoratori e quindi i posti di lavoro
- i bambini che diventeranno nuovi lavoratori nel ricambio generazionale
Riguardo al punto “1” è risaputo che in Italia negli ultimi decenni vi sia un tasso di disoccupazione variabile ma comunque alto che a volte ha superato il 10% e che nel 2023 si è attestato intorno al 7,7%.
Avere un alto tasso di disoccupazione porta inevitabilmente nel tempo ad avere problemi economici all’interno del paese perché i consumatori non avranno i soldi per far girare l’economia e questa non crescerà. Allo stesso tempo, anche se il tasso di disoccupazione dovesse scendere, come successo in questi 2 anni, resta il problema della precarietà dei lavori. Ovvero la difficoltà dei giovani, ma non solo, di pianificare e realizzare i loro sogni e costruire il loro futuro potendo contare su una posizione lavorativa solida.
Sto semplificando in modo estremo alcuni concetti per renderli fruibili a tutti ma chiaramente ogni problema ed ogni indice andrebbe analizzato in tutte le variabili che concorrono alla sua creazione, in questo articolo non mi interessa farlo. Mi interessa piuttosto aiutarti a comprendere perché la Pensione venga vista e debba essere considerata come un problema invece che come un bellissimo e meritato traguardo.
Per quanto riguarda invece il punto “2” il nesso con il punto “1” è tanto scontato quanto consequenziale.
Se non lavoro o non ho un posto stabile difficilmente mi verrà voglia di fare una famiglia. Se non creo una nuova famiglia difficilmente farò uno o più figli. E questo ragionamento, totalmente logico e razionale e probabilmente anche responsabile, nel lungo periodo porta a denatalità e di conseguenza anche a problemi economici dell’istituto di previdenza (L’INPS) che va così in crisi.
Meno persone nascono → meno persone lavorano → meno soldi entrano all’INPS → meno soldi ci sono per pagare le pensioni → più tardi si va in pensione → meno lavoratori escono dal mondo del lavoro facendo spazio → meno persone lavorano → meno si fanno figli → meno soldi entrano all’INPS e così via in un circolo vizioso.
Il passaggio da Regime di Calcolo Retributivo a Contributivo ha abbassato le Pensioni
C’era una volta un lavoratore che lavorava un certo numero di anni, che faceva gli straordinari gli ultimi anni guadagnando di più e che andava in pensione con il suo ultimo reddito e cioè con più di quanto avesse realmente versato.
Questa storiella è la realtà di come ha funzionato per i nostri nonni o genitori.
Ed il regime di calcolo che permetteva questa situazione si chiamava Retributivo o Reddituale.
La realtà di oggi invece, nonché il presente e futuro di questa storiella, è ben diversa.
C’è oggi un lavoratore che guadagna poco ed in modo precario, cambiando spesso posto di lavoro, che dopo tantissimi anni (almeno 42 e 10 mesi ad oggi) va in pensione anticipata con meno di quanto guadagnava.
Già… nei casi migliori con il 70-80% di quanto guadagnava a lavoro mentre nei casi peggiori con il 30-50% di quanto guadagnava…
Spesso in questa seconda situazione si ritrovano i lavoratori a Partita Iva mentre il primo caso è quello dei lavoratori dipendenti.
In questa seconda storia il nome del regime di calcolo è Contributivo, ovvero iul lavoratore percepirà in pensione in base a quanti contributi ha versato rivalutati nel tempo.
Il passaggio definitivo dal sistema retributivo al contributivo è stato sancito con la riforma Monti-Fornero a partire dall’1 gennaio 2012. Come hai potuto vedere questo passaggio dal retributivo al contributivo ha peggiorato notevolmente le pensioni degli italiani ed ha anche allungato l’obbligatorietà degli anni di contributi per poter andare in pensione.
L’età pensionabile di Vecchiaia per esempio è stata innalzata a 67 anni ma in base agli indici di aspettativa media della vita questa può essere innalzata a 68, 68, 70… tutte situazioni che si stanno verificando di anno in anno e che stanno trasformando in realtà l’incubo di tanti lavoratori che si vedono allontanare sempre di più la tanto meritata e sudata pensione. Davvero un bel problema!
Perché è importante conoscere il funzionamento delle Pensioni in Italia
La Pensione è un problema con cui, prima o dopo, tutti dovremo confrontarci.
Ora posso scrivere queste parole senza essere frainteso perché hai compreso quali siano le criticità collegate al sistema pensionistico italiano e di conseguenza le difficoltà con le quali dovrai scontrarti.
Attenzione, se stai pensando che il problema della pensione oggi non ti riguardi perché sei ancora giovane o ti mancano diversi anni ti sbagli di grosso.
Sapere come funzionano le pensioni ed a che punto sei con i tuoi contributi non ti serve solo per la pensione che prenderai in futuro. Ma anche e soprattutto per quelle che sono le pensioni ad oggi, ovvero quegli assegni spiacevoli che ti verrebbero dati in caso di invalidità grave o gravissima o che verrebbero dati ai tuoi cari in caso di tua morte.
Assegni che sono MOLTO più bassi di quello che pensi e che vanno quindi integrati con le giuste Assicurazioni fino a quando non sarai in Pensione.
Assegni che non basterebbero nè a te nè alla tua famiglia per vivere in modo dignitoso e senza indebitarti in caso di problemi di salute.
Assegni che anche se aumentano con l’aumentare degli anni e dei contributi versati spesso rappresentano la metà o meno della metà di quello che guadagni..
Insomma, senza volerti fare troppo la paternale, La pensione è un problema di tutti i giorni, che va indagato IERI (quindi subito) e che va monitorato di anno in anno per evitare spiacevoli sorprese in pensione, quando ormai sarà troppo tardi per intervenire.