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BTP VALORE: MA ALLORA, CONVIENE O NO? L’INVESTIMENTO COME PROCESSO E NON COME EVENTO
Marco Zaffani

Lo sanno anche i muri: dal 26 Febbraio al 01 Marzo 2024 era possibile sottoscrivere il Btp Valore.

L’emissione, come del resto tutte le altre, ha suscitato molto interesse nei risparmiatori italiani, tant’è che anche questa è andata a gonfie vele per il Tesoro, che, forte anche della possente campagna mediatica (a tratti imbarazzante) messa in atto, ha fatto ancora una volta il pieno.

Prima e durante la settimana dell’emissione, sono stato chiamato da diversi clienti e anche da non clienti che mi chiedevano: “ma ‘sto Btp Valore, conviene o è meglio lasciar stare?”

Occorre dire a chiare lettere che la domanda è mal posta e spesso può essere sintomo di una mancanza di pianificazione finanziaria.

Facciamo un passo indietro però: cos’è questo Btp?

È un’obbligazione di tipo “Titolo di Stato”: l’emittente/debitore è uno Stato, che usa quei soldi per finanziare le proprie spese (istruzione, sanità, infrastrutture, previdenza, ecc.).

Il totale di questi debiti nei confronti dei risparmiatori rappresenta il famoso debito pubblico.

Ora, conveniva o non conveniva sottoscriverlo?

Fare questa domanda equivale a chiedersi: conviene o no assumere 1000mg di tachipirina?

E’ chiaro che nessuno, in buona fede e privo di secondi fini,  potrà mai rispondere a questa domanda senza prima aver capito, relativamente al suo interlocutore: 

  • se egli ha un piano finanziario 
  • quali obiettivi ha nel suo piano 
  • se il btp valore può aiutarlo a raggiungere uno o più obiettivi specifici 
  • qual è la sua tolleranza, necessità e capacità di rischio finanziario 
  • in cosa finora ha investito per raggiungere i propri obiettivi, cioè come è composto il suo attuale portafoglio di investimenti 
  • se necessita di flussi di cassa dai propri risparmi oppure se riesce tranquillamente a far fronte alle proprie spese correnti tramite il proprio reddito

Il Btp valore potrebbe essere un ottimo strumento, come essere uno dei peggiori: dipende da tutti i punti di cui sopra.

Le varie emissioni di Btp Valore e Btp Italia fanno sempre “il pieno” in quanto mediamente gli Italiani:

  • adorano la garanzia del capitale (ma tralasciano che l’emittente ha rating BBB, ad un passo quindi dal livello spazzatura)
  • adorano gli investimenti a scadenza (ma non hanno nessun obiettivo da raggiungere per quella determinata scadenza)
  • adorano la cedola (ma non tengono conto del fatto che le cedole vengono erogate dopo essere passate sotto la ghigliottina fiscale e annullano la “magia” dell’interesse composto)
  • adorano a prescindere le emissioni governative italiane (ma magari non investono in azionario globale ben diversificato in quanto ritengono l’investimento azionario troppo rischioso)

Partire dall’analizzare il prodotto prima di aver esaminato la propria situazione personale è quindi un errore madornale in ambito di finanza personale, forse uno dei più gravi

Da questo errore derivano tutta una serie di problematiche:

  • mancanza di corrispondenza fra i propri obiettivi di vita e i prodotti finanziari presenti nel portafoglio personale
  • credere che il prodotto finanziario del momento sia la soluzione per le esigenze di chiunque
  • non avere un quadro d’insieme dei propri investimenti, ragionando invece per “evento”, e non per “processo”

La colpa non è solo dei risparmiatori italiani: essa va ascritta in parte anche al sistema di intermediazione finanziaria che, per propri legittimi scopi di bilancio, è “prodotto centrico”, in quanto  più prodotti vende e più guadagna: il sistema ha abituato il risparmiatore a pensare all’acquisto dei prodotti finanziari come a eventi slegati fra loro e guidati dalla moda del momento o dall’imperdibile occasione da non farsi sfuggire (è da capire per chi sia utile questa occasione).

Niente di più sbagliato!

I mercati finanziari sono uguali per tutti e, in un orizzonte di lungo termine quale deve essere quello di un risparmiatore, il momento d’ingresso sui mercati conta molto poco; contano invece la distribuzione delle risorse all’interno del proprio portafoglio (la c.d. asset allocation ossia quanta parte dei miei investimenti sono investiti in azioni, obbligazioni, liquidità, materie prime e valute), i costi che sostengo per rimanere investito sui mercati (più alti sono i costi e meno rendimento di mercato riceverò) e la diversificazione dei miei investimenti (no, avere il 100% del proprio portafoglio investito in Btp non è la migliore soluzione).

In conclusione, noi italiani dobbiamo rivedere urgentemente il processo di investimento dei nostri risparmi, partendo da un piano finanziario e giungendo solo poi alla scelta dei prodotti, che sono una parte importantissima del processo ma sicuramente non devono essere né la prima in ordine cronologico, né tantomeno l’unica (guai!).