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Non c’è più l’educatore finanziario di una volta, (anzi non c’è mai stato).
Mario Mirabelli

C’era una volta… Era così che iniziavano le favole.

Così ricordiamo che c’era una volta, ad esempio, il direttore della banca, con sportelli locali o nazionali, che, sia dietro richiesta del privato, sia dietro richiesta dell’imprenditore, gestiva e forniva il denaro a condizioni che le varie figure ignoravano (per mancanza di tempo, capacità e anche per totale fiducia nei confronti dell’istituzione Banca e di riflesso dell’interlocutore che questa stessa metteva a disposizione).

Quindi era un “do ut des” tra cliente e fornitore, l’uno “offriva” l’altro “prendeva” e soddisfaceva il suo bisogno imprenditoriale consistente nel miglior investimento possibile o nell’acquisto del macchinario innovativo e l’economia girava. 

Il Direttore era una figura che andava a fiuto guardando negli occhi il privato o l’imprenditore, gestiva, e/o concedeva, in piena autonomia più o meno qualsiasi cifra.

Il meccanismo gestionale dell’epoca, portava vantaggi standardizzati ai vari attori coinvolti, sia perché la tipologia di prodotti di investimento era limitatissima, al più rappresentata dai “BOT” con variazione della durata in termini di anni, sia perché non esistevano “voti” da parte della banca nei confronti dei clienti (privati o meno), né tanto meno ci si fossilizzava sul concetto di budget di filiale, che il direttore doveva gestire nell’arco dell’anno, era tutto fatto alla buona ma, più o meno, sempre in maniera più che professionale, la banca (e di riflesso i suoi referenti interni), era considerata come un’istituzione; il direttore era percepito come il parroco o come il sindaco, sia nel piccolo paesino sia in città, nonostante la burocrazia che doveva rispettare. Tutto ciò fino alla fine degli anni Novanta, inizi del nuovo secolo. 

Appunto c’era una volta… e oggi?

Oggi? Il referente della società finanziaria, il funzionario di banca o direttore, o qualsiasi soggetto operante nel sistema, è preparato, nella lettura del grafico e dell’andamento del prodotto finanziario da collocare, se va bene è rinchiuso nel backoffice centralizzato (i famosi poli, nel vero senso della parola, alquanto gelidi e con un marcato senso di solitudine operativa), quasi tutti con patentino di promotore finanziario a procacciare nuova clientela per quelle strutture che impongono la vendita di prodotti, alcune volte non conosciuti, o definitifinanziariamente parlando ‘aggressivi’, inseriti in un meccanismo di budget da rispettare nella maniera più assoluta.

La svolta è proprio oggi, in questo momento storico, un passaggio obbligato, deve essere esclusivamente l’impostazione dell’educazione finanziaria, concetto mai realmente sviscerato e mai analizzato in termini letterali, ma solo genericamente pubblicizzato.Proprio oggi, che i risparmi degli italiani, subiscono una flessione, la necessità di una corretta informazione della tipologia di prodotto è fondamentale. Ciò è ottenibile solo con una corretta educazione finanziaria dei soggetti operanti in quel sistema che ha falle da troppi anni.